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ScoiattoloGrigio.org
Il virus

Manzoni racconta come ai tempi della peste potesse capitare che persone ignoranti additassero come untori dei malcapitati passanti, che diventavano immediatamente oggetto di tentativi di linciaggio da parte della folla.  Oggi abbiamo fatto dei passi avanti, o forse sarebbe meglio dire dei passi solo laterali, e ad additare come untori dei malcapitati passanti, ovvero gli scoiattoli grigi, non sono piu' persone ignoranti, bensi' persone assai erudite.

Molti studiosi affermano infatti che gli scoiattoli grigi trasmettono a quelli rossi un virus per essi letale, ma questo e' legittimo solo a patto di ricordare che si tratta di una mera ipotesi che coesiste con molte altre, e certamente non di un dato di fatto accertato scientificamente.

Un ottimo lavoro sul tema e' stato fatto da Angus MacMillan, che in un sito dedicato alla difesa dello scoiattolo grigio in Gran Bretagna (1) osserva quanto segue:

1) Lo Scottish National Heritage (2) ha ammesso che la causa della trasmissione del virus e' ancora ignota e che per quanto si puo' ipotizzare lo stesso potrebbe anche essere trasmesso da parassiti, pulci, pidocchi, zecche, acari e potrebbe anche trasmettersi per via aerea.



2) Una ricerca del 2006 spesso citata (3), a cura di McInnes e altri ricercatori, riconosce la possibilita' che il virus sia endemico in Gran Bretagna e che sia portato da altri roditori.  E' altresi' interessante notare che la ricerca afferma che il virus non e' mai stato riscontrato negli Stati Uniti, ovvero nel paese di provenienza degli scoiattoli grigi che sarebbero gli untori di turno.



3) Infine, a precisa domanda posta in base al Freedom of Information Act (4), la Forestry Commission ha riconosciuto che non e' stato intrapreso alcuno studio regolare sugli scoiattoli rossi, e che non si e' al corrente di alcuna evidenza scientifica che indichi se ci siano o meno popolazioni di scoiattoli rossi resistenti al virus.  Al contrario, una ricerca del 2008 effettuata da zoologi londinesi ha dimostrato che gli scoiattoli rossi stanno cominciando a mostrare segni di immunita' al virus, ne' piu' ne meno come gli scoiattoli grigi (5).



Se poi questo ancora non bastasse,  l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura provvede a chiarire ulteriormente la situazione notando che il virus non e' mai stato osservato in Italia (6).



Inoltre, una ricerca pubblicata nel numero di agosto 2013 del Journal of The British Veterinary Association (7) assesta un colpo pesante alla credibilita' dell'idea di tutelare dai virus gli scoiattoli rossi uccidendo quelli grigi.

In dettaglio un gruppo di ricercatori (Everest e altri) ha preso le mosse incuriosito da una precedente ricerca effettuata da altri ricercatori nel 2011 (Peters e altri) che descriveva un'epidemia di adenovirus verificatasi in una popolazione di scoiattoli rossi residente in Germania, in assenza di qualunque contatto con gli scoiattoli grigi.

L'adenovirus e' un virus che colpisce gli scoiattoli rossi spesso causandone la morte, pero' e' di piu' recente identificazione e diverso da quello (lo squirrel pox virus, spesso abbreviato in SQPV) a cui comunemente si fa riferimento quando si parla della minaccia che gli scoiattoli grigi costituirebbero nei confronti degli scoiattoli rossi.  Anche nel caso dell'adenovirus alcuni avevano peraltro fatto notare che i rossi risultavano colpiti in zone di presenza dei grigi, ipotizzando implicitamente che probabilmente i grigi ne fossero portatori e trasmettitori, e in effetti alcuni scoiattoli grigi erano stati riscontrati positivi al virus.
  
Everest e i suoi colleghi hanno quindi (purtroppo) catturato svariati esemplari di topo selvatico (apodemus sylvaticus) sull'isola di Anglesey e nel Galles del Nord, zone popolate dagli scoiattoli rossi, e esaminandone la milza hanno riscontrato la positivita' al virus rispettivamente nel 20% e nell'8% degli esemplari, avvalorando quindi la tesi che, se anche gli scoiattoli grigi fossero portatori del virus, non sarebbero gli unici ad esserlo.

I ricercatori hanno poi voluto verificare se anche in Gran Bretagna il virus fosse presente tra gli scoiattoli rossi anche dove quelli grigi non ci sono, ed hanno conseguemente esaminato i campioni biologici provenienti da 20 scoiattoli rossi che vivevano in zone dove quelli grigi non sono presenti (12 nell'isola di Jersey, 7 nell'isola di Wight e 1 nell'isola di Brownsea), riscontrando la positivita' al virus nel 45% dei casi.

Naturalmente i risultati della ricerca, per quanto assai interessanti, non possono essere automaticamente traslati al caso dello squirrel pox virus, per il quale comunque valgono le osservazioni fatte in precedenza.

Sempre nel 2013 ricercatori dell'Universita' di Liverpool hanno comunicato i risultati di uno studio sulla popolazione di scoiattoli rossi residente a Formby, nel Merseyside, e i risultati sono stati simili a quelli gia' osservati dalla Societa' Zoologica di Londra nel 2008: in vari individui sono stati riscontrati gli anticorpi del poxvirus, il che fa pensare che lo abbiano contratto in passato sopravvivendo pero' all'infezione, e in questo studio anzi sono stati identificati e monitorati degli individui in quel momento malati e si e' direttamente osservata la loro progressiva e spontanea guarigione (8).

Alquanto interessante a proposito delle cause di mortalita' degli scoiattoli rossi e' poi una ricerca pubblicata su BMC Veterinary Research nel novembre 2013 (9).  Gli esami post mortem effettuati su 163 scoiattoli rossi nell'arco di 10 anni hanno evidenziato come il 60% delle morti fosse dovuto all'attivita' e alla presenza dell'uomo, e segnatamente ad incidenti stradali, attacchi da parte di animali domestici o malattie da essi trasmesse (in particolare toxoplasmosi), trappole per topi, veleno per topi, elettrocuzione a seguito contatto con cavi elettrici ecc., mentre le rimanenti morti erano attribuibili alle piu' diverse patologie.

Uno degli autori dello studio, che e' anche il responsabile di una clinica veterinaria per animali selvatici, ha nell'occasione correttamente  osservato che se si continua ad incrementare la pressione antropica costruendo sempre piu' case per sempre piu' persone e' inevitabile che si riduca l'habitat per gli scoiattoli rossi, fino a che si raggiungera' un punto in cui semplicemente non ci sara' piu' posto per loro (10).  Ma e' piu' facile prendersela con gli scoiattoli grigi...

Nel 2014 poi il sito grey-squirrel.org.uk ha dedicato una pagina allo stato dell'arte delle ricerche in tema di squirrel poxvirus (11).  Da un punto di vista strettamente locale l'articolo potrebbe essere di poco interesse, dato che il virus in Italia ad oggi non e' mai stato reperito, e in effetti il sito invita a considerare l'ipotesi gia' in passato avanzata che lo squirrel poxvirus sia endemico in Gran Bretagna e preesista l'importazione di scoiattoli grigi, notando tra l'altro che un differente poxvirus affligge gli scoiattoli rossi in Spagna (dove non ci sono scoiattoli grigi), e un altro ceppo ancora colpisce gli scoiattoli grigi negli Stati Uniti.

Scendendo in considerazioni piu' tecniche, l'articolo osserva che fino al 2012 l'unico metodo utilizzato negli studi epidemiologici per identificare lo SQPV (squirrel poxvirus) e' stato quello chiamato ELISA, che pero' si limita ad identificare la presenza di anticorpi, ma non fornisce nessuna indicazione se gli scoiattoli siano tuttora malati o no, se quindi il virus sia ancora presente e su quale sia la sua carica virale - insomma il test non puo' assolutamente dire se uno scoiattolo possa essere vettore dell'infezione, cosa peraltro riconosciuta dagli stessi ricercatori.  Per identificare la presenza del virus e' necessario un altro test, detto qPCR, che peraltro non e' molto preciso tanto che un laboratorio che lo effettua afferma che e' raccomandato di ripetere il test tre volte per avere informazioni ragionevolmente attendibili.

E' comunque solo di recente che si e' iniziato ad utilizzare il metodo qPCR per studi epidemiologici sugli scoiattoli, e in particolare l'articolo esamina i risultati di uno studio pubblicato appunto nel 2014 e svolto su 248 scoiattoli (208 grigi e 40 rossi).

Il test ELISA ha mostrato la presenza di anticorpi in 54 di essi (di cui 53 grigi e 1 rosso), mentre il test qPCR ha rivelato 23 scoiattoli positivi (20 grigi e 3 rossi); i dati pero' non sono sovrapponibili, in quanto solo 4 scoiattoli (3 grigi e 1 rosso) mostravano sia anticorpi che la presenza effettiva del virus.  In altri termini, solo il 7% degli scoiattoli con anticorpi era portatore del virus, e solo 3 scoiattoli rossi su 40 sono stati trovati affetti dal virus che a sentire i conservazionisti rappresenterebbe invece la causa di una strage di dimensioni bibliche.

Un altro dato interessante e' che la carica virale negli scoiattoli rossi e' risultata 2.500 volte piu' alta che negli scoiattoli grigi; in altri termini, gli scoiattoli rossi sono enormemente piu' infettivi di quelli grigi e quindi piu' suscettibili di trasmettere l'infezione.  Lo studio citato nota anche che molti scoiattoli rossi sono stati uccisi in quanto sospetti di essere ammalati del poxvirus, ma dagli esami e' poi risultato che non lo erano affatto; un brillante risultato davvero per i "protettori" degli scoiattoli rossi...

L'articolo poi esamina i risultati delle analisi su saliva, urina, feci ed ectoparassiti (pulci, zecche ed acari).  Quest'ultimo caso e' forse il piu' interessante, in quanto il virus e' stato trovato solo negli ectoparassiti reperiti su scoiattoli anch'essi affetti dal virus, con il notevole particolare che nel caso degli scoiattoli rossi tutti gli ectoparassiti sono risultati infetti, mentre nel caso degli scoiattoli grigi zecche ed acari non avevano il virus, e solo il 27% delle pulci lo aveva; inoltre la carica virale delle pulci reperite sugli scoiattoli grigi era 115 volte inferiore rispetto a quella delle pulci sugli scoiattoli rossi, il che evidenzia nuovamente come questi ultimi siano molto piu' infettivi degli scoiattoli grigi.

In conclusione, il test ELISA (e la presenza di anticorpi) non e' un metodo utile per valutare se uno scoiattolo puo' trasmettere l'infezione, ed inoltre i dati sembrano suggerire che siano semmai gli scoiattoli rossi ad infettare i grigi con il virus (e non viceversa), da cui per loro fortuna questi ultimi riescono di solito a riprendersi in tempi brevi, mentre il potenziale infettivo dei grigi come misurato dalla carica virale appare estremamente basso, per cui le stragi di grigi in quanto sospetti "untori" del poxvirus appaiono ancora piu' senza senso.

L'ultima picconata alla supposta pericolosita' degli scoiattoli grigi per via del poxvirus, almeno per quanto riguarda l'Europa continentale, e' poi arrivata con la pubblicazione di un articolo sulla rivista Animal Conservation (12), edita dalla Zoological Society of London, il cui contenuto e' stato sintetizzato da un comunicato stampa dell'Universita' di Milano (13) cosi' intitolato: "Una buona notizia per lo scoiattolo rosso: nessuna traccia di squirrelpox virus in Europa continentale".

(1) http://www.grey-squirrel.org.uk/
(2) http://www.forestry.gov.uk/pdf/ukrsg_advice_note_E1.pdf/$FILE/ukrsg_advice_note_E1.pdf
(3) http://vir.sgmjournals.org/content/87/8/2115.full
(4) http://www.grey-squirrel.org.uk/victimising_grey_squirrels_2.pdf
(5) Sito dell'Istituto di Zoologia della Societa' Zoologica di Londra
(6) http://www.iucnredlist.org/details/20025/0
(7) Articolo sul Journal of The British Veterinary Association
(8) Articolo sul Guardian sugli scoiattoli di Formby
(9) Ricerca pubblicata su BMC Veterinary Research
(10) Articolo sul Guardian sulla ricerca pubblicata su BMC Veterinary Research
(11) Sito grey-squirrel.org.uk - considerazioni sullo squirrel poxvirus
(12) Articolo su Animal Conservation
(13) Comunicato stampa dell'Universita' di Milano

Luglio 2018
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